La dimensione della sostenibilità, da qualche anno a questa parte, è entrata a buon diritto e sempre più prepotentemente nell’agenda prima sociale, poi politica e infine economica. Con sfumature diverse, con ambizioni e spesso con motivazioni diverse, le persone, i gruppi, le aziende e la società si stanno domandando come sia possibile continuare a soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere la capacità di quelle future di fare altrettanto.
Che futuro aspetta le generazioni a venire? Avremo un futuro migliore? Come possiamo fare in modo che questo accada e che quello che ci attende non sia peggiore di quello che abbiamo già vissuto?
E non è la nostalgia per una tanto passata quanto mitica età dell’oro: le evidenze si moltiplicano e purtroppo, come diceva il sergente Hartmann buonanima, il cerchio si restringe. La crisi economica che ha rosicchiato i livelli di benessere collettivo a partire dagli anni ‘90, il diffondersi dell’instabilità politica in tutto il mondo dal crollo del muro di Berlino, i cambiamenti climatici in corso e, buon ultima, la pandemia che ancora miete vittime ovunque… sono tutti elementi che rendono questa dimensione urgente, sentita e cruciale.
E che rendono la questione così complessa da poter essere affrontata solo con un poderoso sforzo sia personale che collettivo.
Sulla dimensione personale, possiamo solo auspicare che ciascuno faccia scelte responsabili e volte al benessere generale; per quanto riguarda la dimensione collettiva, invece, come designer abbiamo qualcosa da dire e diverse frecce nel nostro arco per poter dare un contributo.