In uno dei nostri ultimi contributi, abbiamo raccontato come la dimensione dell’Hybrid Continuum e le mutate abitudini delle persone stiano favorendo l’affermarsi di canali ibridi di accesso al mercato, contraddistinti da trasparenza, ridondanza tra contesti fisici e digitali e tensione verso l’inclusione delle persone.
Resta da capire se l’Hybrid Continuum includa tra le sue caratteristiche anche il superamento del concetto di omnicanalità a favore di una sua forma più radicale. Lo scopo di questo articolo è proprio esporre le nostre riflessioni al riguardo, così come le abbiamo condotte fino ad oggi, e dare spazio all’eventuale dibattito intorno al tema.
Affrontando le trasformazioni dei modelli di servizio, abbiamo intravisto un percorso di evoluzione nel modo in cui le aziende veicolano i propri prodotti e servizi verso il mercato e le persone: si è passati dalla multicanalità, intesa come la capacità di un’azienda di offrire servizi su una molteplicità di canali non integrati, all’omnicanalità - intesa come capacità di ottimizzare le strategie tra canali, o meglio guardando nel loro insieme tutti i canali - e abbiamo colto la possibilità di un’omnicanalità ancora più radicale, dove il journey, i servizi e i prodotti sono offerti in maniera identica e simmetrica su tutti i canali, anche in termini di prezzo. Dando così la facoltà alle persone di svolgere il proprio percorso in piena libertà.
La definizione di omnicanalità tuttavia è ambigua, e cambia se applicata al marketing o alle infrastrutture e ai servizi, o ancora ai processi interni. Per comodità di analisi, abbiamo scelto di utilizzare la definizione ampia del termine, una sorta di minimo comune denominatore che accomuni tutte le accezioni del termine.