L’importanza del Design nel nuovo paradigma di interazione
Negli ultimi decenni, le tecnologie digitali hanno drasticamente cambiato il modo in cui interagiamo fisicamente con i computer e il mondo esterno. Dall’introduzione del mouse e delle finestre virtuali, allo sviluppo dei touch screen e dei comandi vocali, i nostri corpi si sono abituati a trattare con le macchine e gli strumenti collegati a quelle macchine, attraverso un’interfaccia: un punto in cui due sistemi, soggetti o organizzazioni si incontrano e interagiscono.
Come designer dobbiamo rompere la dicotomia tra utopia e distopia e creare le condizioni affinché la tecnologia crei vero valore nella vita delle persone in modo consapevole, e possa condurci verso futuri preferibili.
Con la nostra capacità progettuale innanzitutto dobbiamo creare le condizioni affinché la tecnologia possa essere adottata dalle persone.
Identify patterns and metaphors to facilitate adoption
Quando si ha a che fare con una tecnologia nuova è necessaria una fase di transizione in cui le persone si possano abituare, in modo da non sentirsi troppo distanti o inadatte o spaventate. Da designer dobbiamo fare ricerca sugli utenti e comprendere le metafore, i modelli mentali e i pattern ereditati da altri prodotti digitali o dal gaming più efficaci per familiarizzare con un’interazione spaziale.
Apple ha presentato Vision Pro, un device che la maggior parte delle persone non ha mai provato e verso cui potrebbe essere diffidente, come un grande schermo, con cui non sarà difficile interagire, visto che ci siamo già abituati.
Una sorta di ‘approccio California Roll’ alla tecnologia immersiva: qualcosa che combini elementi noti (pesce cotto e formaggio fresco) per abituare il consumatore a un sushi più autentico.
Esplorare nuove opportunità e sfruttare i constraint tecnologici
Già ora le tech company che offrono prodotti stanno stilando delle linee guida per progettare servizi ed esperienze immersive. Da una parte è uno strumento a vantaggio di progettisti e developer per favorire la standardizzazione e la creazione di soluzioni che siano davvero compatibili con l’ambiente in cui vengono vissute, dall’altra possono porre un limite alle opportunità di differenziazione.
Spesso i vincoli, anche in un progetto, vengono percepiti come delle limitazioni o degli argini alle possibilità. Invece è dal limite che si deriva il senso, e le direzioni lungo cui sviluppare le soluzioni. Il limite è un terreno di prova e di crescita da cui scaturiscono soluzioni innovative.
Lo Spatial Computing è un foglio bianco, dove, come designer, definiremo e codificheremo nuovi paradigmi di interazione, i quali, a loro volta, valorizzeranno il nuovo scenario d’uso. Non saremo quindi solo traduttori, ma veri e propri esploratori di un contesto nuovo in cui possono essere creati nuovi.